DIPENDENZA AFFETTIVA, COME RENDERSI AUTONOMI.
CODIPENDENZA. COME LAVORARE PER USCIRNE?
La codipendenza è un problema di relazione dipendente, della persona dal proprio compagno, studiata da Gloria Noriega Gayol, vincitrice del Premio Eric Berne, e si riferisce a un problema che si può verificare, in quelle persone che vivono e hanno vissuto, in un contesto altamente traumatico, caratterizzato da abusi e maltrattamenti, traumi precoci come la perdita di un genitore, figure di riferimento che presentano un disagio psichico e/o fisico, che fanno abuso di alcol o sostanze stupefacenti, e che di conseguenza inducono la persona dipendente a farsi carico di enormi responsabilità, che non le competono in una fase troppo precoce del suo sviluppo.
Un bambino che cresce in un simile contesto diventerà probabilmente un futuro codipendente e instaurerà relazioni amorose caratterizzate da frustrazione personale, trascuratezza dei propri bisogni e focalizzazione esclusiva su quelli del partner che deve soddisfare ad ogni costo al fine di sentirsi efficace, di avere il controllo della situazione, contenere l'ansia di separazione, e di scongiurare l'eventualità di un abbandono. La persona codipendente ha imparato nella sua storia che per essere vista e amata deve sacrificare se stessa e prendersi esclusivamente cura dell'altro. Questo meccanismo lo riperpetuerà nella sua storia, come un copione, la cui decisione e la cui trama sono state prese nell'infanzia, ma che possono essere modificate attraverso un percorso mirato di psicoterapia. La codipendenza si sviluppa in entrambi i sessi, ma è più frequente nel genere femminile anche per stereotipi culturali e sociali, inerenti la sottomissione della donna. La codipendenza è presente in forma latente e si manifesta a livello comportamentale quando si stabiliscono delle relazioni significative. Essa inoltre è caratterizzata da aspetti multidimensionali, cioè implica non solo il problema dipendenza da alcol o sostanze stupefacenti, ma anche la presenza di altri elementi quali la violenza in famiglia o nella relazione di coppia, alterazioni nello sviluppo dell'identità, della individuazione e separazione, della inversione dei ruoli ( il bimbo che si prende cura della madre alcolista o depressa), ecc.
L'Analisi Transazionale spiega l'introiezione del copione di codipendenza nei tre Stati dell'Io, con cui Berne ha suddiviso la personalità. Tale copione può essere trasmesso a livello generazionale mediante messaggi impliciti, o meglio mediante scambi relazionali che veicolano un messaggio evidente a livello sociale e un messaggio psicologico, non palese che però è quello che dà esito alla comunicazione.
Il processo terapeutico in Analisi Transazionale prevede la stipulazione di un contratto tra le parti, psicoterapeuta e paziente, dove si stabiliscono le modalità del setting e gli obiettivi che si desidera raggiungere. Il contratto in AT deve avere determinati requisiti:
- Esplicitato in termini positivi
- Essere raggiungibile e concreto
- Avere obiettivi specifici e osservabili.
Una volta raggiunti gli obiettivi prefissati è possibile fare nuovi contratti se si ritiene opportuno lavorare ancora su altri aspetti problematici. Perché si dà tanta importanza al contratto? Innanzitutto stabilisce una relazione basata sull'Okness (https://dottoressa-germana-verganti-psicoterapeuta.webnode.it/l/io-sono-ok-tu-sei-ok-l-analisi-transazionale/ ), in secondo luogo definisce i confini del setting, evitando il rischio di incorrere in giochi psicologici, in quanto sono specificate fin da subito le responsabilità di ognuno.
Quali i presupposti per liberarsi dal copione di codipendenza? La consapevolezza, l'accettazione del proprio problema, focalizzarsi su sé e non cercando responsabili esterni.
"Cambiare non significa essere un'altra persona. Cambiare significa essere la persona
che realmente siamo e che da tempo abbiamo smesso di essere.
Cambiare significa reincontrare sé stessi." (Noriega)
Il primo passo quindi è il riconoscimento del problema e la sua accettazione, senza questo il cambiamento personale è difficile se non impossibile che avvenga. La persona codipendente non diventerà autonoma dal suo copione se per prima non accetta di essere lei per prima predisposta a ricercare legami con persone problematiche. Questo processo di consapevolezza e accettazione è favorito in special modo da una alleanza e relazione empatica, stare dentro un nuovo modello relazionale, non giudicante, basato sulla fiducia, è già terapeutico.
Dopo aver raggiunto la consapevolezza, attraverso la strutturazione di un Io osservante, si passa alla integrazione delle strutture profonde di personalità, il paziente imparando a conoscere e riconoscere il proprio copione di vita e i suoi aspetti inconsci sarà in grado, nei momenti di stress, di comprendere che il rischio di ricadere in comportamenti copionali è alto, e di fare appello alle proprie risorse personali e funzionali apprese nella relazione terapeutica. Il paziente comprende come e perchè ha introiettato il proprio copione di vita dalle figure di riferimento, ovvero come strategia difensiva, per sopravvivere in un ambiente altamente ostile e minaccioso per la propria incolumità. Queste strategie difensive si ripresentano anche in seguito e per il codipendente possono essere semplificate come segue:
- Negazione del problema
- Vivere in funzione del soddisfacimento dei bisogni altrui, annullando i proprio, sperando un domani di vedere soddisfatti i propri bisogni di cura e protezione, in una ricerca continua.
- Non esprime le proprie emozioni e dispiaceri per timore di non essere più accettato dall'altro
- Atteggiamento salvifico: aiutare l'altro, controllare l'ambiente, gli da un senso di autoefficacia e sicurezza, di protezione nei confronti di catastrofi imminenti, "se assecondo le richieste di mio padre alcolista, ho tutto sotto controllo, lui mi vorrà bene e io non sarò maltrattata".
Il copione di vita inizialmente aveva una funzione difensiva, era un modo per sopravvivere in un ambiente percepito come ostile e minaccioso. Una volta divenuti adulti il copione può perdere i suoi vantaggi iniziali ed anzi divenire un limite allo sviluppo di relazioni intime basate sulla fiducia, sul rispetto reciproco, sull'autenticità. Vivere secondo il proprio copione produce disagio intrapsichico e interpersonale, è fondamentale quindi integrare i vari Stati dell'Io Genitore, Adulto, Bambino, sviluppare un Adulto integrante, che sappia utilizzare tutte le sue funzioni nel qui ed ora, che aiuti la persona ad essere in contatto con se stessa e a non ricorrere a meccanismi dissociativi legati a eventi traumatici. E' importante permettere la rielaborazione dei vissuti che sono stati introiettati nello Stato dell'Io Genitore, mediante i messaggi ingiuntivi e controingiuntivi che le persone significative hanno trasmesso.
Come già detto, in situazioni di stress psicofisico, è facile che si riattivino vecchi schemi copionali, ma grazie alla nuova consapevolezza, la persona sarà in grado di accorgersene, di bloccare i comportamenti disfunzionali e di mettere in campo i nuovi apprendimenti, facendo ricorso soprattutto al uno Stato dell'Io Genitore Affettivo, un genitore amorevole, che si prende cura di lui, come nessuno ha fatto mai prima, ma che ora il paziente , attraverso il modellamento della relazione terapeutica è riuscito a interiorizzare.
Dott.ssa Germana Verganti, psicologa-psicoterapeuta
Bibliografia:
Gloria Noriega Gayol (2015). Il copione di codipendenza nella relazione di coppia. Diagnosi e piano di trattamento. Alpes Italia, Roma.
Stewart, V. Joines (1987), L'analisi transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani. Garzanti Editore.
S. Woollams, M. Brown (2009), Analisi Transazionale, psicoterapia della persona e delle relazioni. Cittadella Editrice, Assisi.