RELAZIONI PATOLOGICHE GIOCHI PSICOLOGICI

29.07.2018

Quale può essere il modo per analizzare una relazione e capire se un malessere, una situazione di disagio è riconducibile ad uno schema, sempre lo stesso, che inconsapevolmente viene messo in atto da entrambi i partner?

E se esiste tale schema, c'è un modo per riconoscerlo e per evitare che puntualmente si arrivi allo stesso finale?

Eric Berne definisce gioco una modalità d'interazione caratterizzata da una serie di transazioni ulteriori che conducono ad un tornaconto ben definito(stati di ansia, angoscia, preoccupazione, rabbia, frustrazione e profonda confusione). Entrambi i giocatori interagiscono tra di loro, fino a riconfermarsi nelle loro convinzioni iniziali (nessuno mi vuole bene, il mondo è un posto ostile e pericoloso, è tutta colpa degli altri...etc).

Il gioco oltre a rappresentare un modo per strutturare il tempo secondo uno schema appreso e predefinito, è un modo per scambiarsi carezze, ovvero riconoscimenti che rappresentano la fonte di nutrimento relazionale per la persona, per ciò vengono posti in essere.

In Analisi Transazionale, viene descritto con la seguente formula:

G+A =R-S-I-T

Uno dei due giocatori offre il gancio e l'altro l'anello, così inizia una dinamica da gioco, che produce una risposta, o più risposte, fino ad arrivare ad uno scambio in cui si invertono i ruoli, secondo il triangolo drammatico di Karpman (vittima/salvatore; salvatore/persecutore; persecutore/vittima), si verifica così un incrocio di transazioni fino ad ottenere un tornaconto finale.

Il gancio è rappresentato solitamente da un messaggio non verbale in cui il giocatore 1 invita il giocatore 2, l'anello invece è la risposta del giocatore 2 che mostra la sua disponibilità ad entrare nel gioco.

Ognuno di noi ha i propri giochi, e nella relazioni di coppia è frequente che i due partner si incrocino nelle loro dinamiche di gioco.

Nel caso di una coppia composta da un narcisista patologico e di un co-dipendente si possono verificare giochi a partire dalle posizione di:

  • Salvatore: quando il narcisista vuole sedurre, risollevare dalle proprie sorti la donna designata coprendola di attenzioni(love bombing) con aspetti grandiosi e di onnipotenza.
  • Persecutore: quando il narcisista agisce svalutando, criticando, umiliando il partner, se ad esempio non lo ritiene all'altezza dei suoi standard o se il partner gli chiede una maggiore intimità emotiva; ciò infatti viene interpretato come un'invasione, di fronte alla quale il narcisista risponde con una forte aggressività.
  • Vittima: il partner di un narcisista patologico, inizia da questo ruolo nella fase di love bombing, sentendosi finalmente considerato ed amato da qualcuno, per poi diventare persecutore quando il narcisista si allontana, lo evita, lo lascia, attuando delle vere condotte di controllo nei confronti del narcisista (stalking, pedinamenti, appostamenti, controllo dei social).

Questi ruoli ci permettono di capire qual'è il punto di partenza dei giochi e quali sono i giochi principali messi in atto, in particolare cito i seguenti:

  • Prendimi a calci: il giocare agisce da Vittima, subendo le angerie e l'aggressività dell'altro, confermandosi nell'idea che l'altro sia un pericolo e nell'impossibilità di potersi fidare.
  • Sto solo cercando di aiutarti: il giocatore entra nel gioco in modalità Salvatore, subendo l'aggressività dell'altro (è il classico gioco delle crocerossine che instaurano relazioni con uomini o donne con problemi di dipendenza o con situazioni di profondo disagio con l'idea di poterli risollevare, per poi confermarsi nell'idea di fallire). Tale gioco termina con l'inversione da Salvatore a Persecutore poiché l'altro non ha dimostrato di esser suscettibile di un miglioramento.
  • Ti ho beccato figlio di puttana: il giocatore si conferma nell'attribuire la colpa di un fallimento ad altri.
  • Gamba di legno: il giocatore cerca un suo difetto per giustificare la sua passività. "Cosa vi aspettate da uno che...? Non ce la farò mai!".

In tutte queste situazioni i giocatori inconsapevolmente inviano all'altro messaggi che li confermeranno nell'idea che hanno di sé e degli altri, riproponendo i giochi che hanno visto nella loro famiglia d'origine e che hanno avuto luogo in quel contesto. Ad esempio, la figlia di una madre depressa, imparerà presto ad agire da Salvatrice e a giocare a "sto solo cercando di aiutarti", se incontrerà un giocare che gioca in un ruolo da Vittima, ad esempio a "prendimi a calci" ci sarà un incastro perfetto, in cui la prima si riconfermerà nell'idea che l'altro sia inaffidabile ed il secondo giocatore si riconfermerà nell'idea che la sua partner in fondo volesse cambiarlo e che l'avrebbe abbandonato.

Il narcisista ad esempio si confermerà nell'idea che le donne sono pericolose e aggressive, confermando aspetti di un oggetto interno persecutorio (dovuto all'introiezione di un genitore che lo ammirava solo se rispondeva ad alti standard altrimenti era evitanto e umiliato). La codipendente di confermerà nell'idea che l'altro è bisognoso di cure e che è suo compito salvarlo, come ha imparato da piccola/o.

Ma come uscire da una dinamica del genere?

Uno dei primi indici che può farci intuire di essere entrati in una dinamica di gioco è la ripetitività di uno schema che si ripete con più persone, in più contesti, e le sensazioni finali; infatti il gioco termina sempre con un tornaconto caratterizzato da emozioni negative e da uno stato di confusione, causato dalla mancata comprensione di ciò che è accaduto. Se inoltre in tale dinamica riconosciamo una situazione familiare rispetto alla propria famiglia d'origine o riconosciamo il nostro atteggiamento, come simile a quello agito da uno dei nostri genitore, è probabile che abbiamo iniziato un gioco.

Il gioco, anche se dà riconoscimenti, è un modo per evitare l'intimità, intesa come uno scambio autentico e sincero, per questo limita la libertà e l'autenticità del rapporto. Dunque, come è possibile evitare di giocare?

Una volta riconosciuto il gancio e l'anello, è possibile, bloccarsi ed evitare di rispondere al gioco, ad esempio:

A: Vorrei tanto trovare un lavoro

Posizione vittima

Messaggio psicologico: voglio trovare un lavoro

Messaggio ulteriore: ti prego aiutami

Gioco: gamba di legno

GANCIO


B: Non ti preoccupare, so che stanno cercando in questa azienda, vuoi che gli mandi il tuo curriculum?

Posizione salvatore

Messaggio psicologico: vuoi che mando il tuo curriculum a questa azienda?

Messaggio ulteriore: ti aiuterò!

Gioco: sto solo cercando di aiutarti

ANELLO

Il gioco potrebbe finire con la vittima che non accettando l'aiuto del salvatore, susciterà rabbia e frustrazione nel salvatore che potrebbe diventare persecutore, o con la vittima che potrebbe diventare persecutrice ed il salvatore, vittima, dicendo "ma io sto solo cercando di aiutarti"!

Riconosciuti i propri ganci ed anelli si può decidere di non giocare e di bloccare la transazione con una messaggio dallo Stato dell'Io Aduto ad esempio:

A: Grazie del tuo aiuto, mi attiverò per cercare un lavoro (evitando la svalutazione di non essere in grado di farcela).

Oppure

B: Sto cercando di sostituirmi a te in questo problema, penso che tu abbia le risorse per risolverlo, se vuoi posso darti dei consigli, in bocca al lupo! (evitando la svalutazione che l'altro non sia in grado di risolvere il problema).

Sicuramente uscire dai giochi non è facile, soprattutto se vengono giocati ad alti livelli, infatti esistono giochi di:

  • primo grado
  • secondo grado
  • terzo grado

in base alla gravità delle conseguenze.

Più è alto il grado più sarà difficile, riconoscerli per tempo e bloccarsi. In alcuni casi i giochi di terzo grado possono arrivare a maltrattamenti, abusi fino ad omicidi, in questi casi e in tutte le altre situazioni in cui diventa troppo complesso intervenire, un percorso di psicoterapia può aiutare le persone e le coppie a diventare consapevoli dei propri giochi e a uscirne per ristabilire un relazione con sé e con un altro sana ed autentica.

Dott.ssa Flavia Missi

Psicologa,Psicoterapeuta



Bibliografia

Eric Berne, Principi di terapia di gruppo - Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1986.

Eric Berne, A che gioco giochiamo?- Casa Editrice Tascabili Bompiani Rcs, Milano 2000.

Ian Stewart, Vann Joines- L'analisi Transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani. Casa Editrice Garzanti, Milano 2001. 

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